Ezio Totorizzo (per il web il suo nickname è “Spezio”) travel blogger con la passione per il #Foodporn, per chi non lo conosce è un Instagrammer (@EzioMrLifestyle) che realizza delle “saporite” stories! Fondatore di “We Are Snapchat” la prima community di Snapchatter, nonché contributor del libro pubblicato intitolato “Snapchat come utilizzare l’app social del momento edito da “Dario Flaccovio Editore”. Per un ragazzo classe ‘90 mica male il curriculum.
Ciao Ezio, ci siamo sentiti per Cibiamoci Festival, abbiamo fatto di tutto per vederci il 16 Maggio ma il destino è stato avverso. Oggi però vorrei parlare di un’altra storia! Hai un account instagram molto seguito con attualmente quasi 17K Follower. Come nasce la tua passione per Instagram e per le instagram stories? Come credi che queste possano essere una leva per fare Branding?
Ciao Pietro e ciao a tutti gli amici che hanno deciso di dedicare qualche minuto alla lettura di questa chiacchierata social. Vi preparo un caffè al ghiaccio così da rendere più piacevole la lettura e farvi entrare nel mio mondo. Io ADORO Instagram. Per la mia generazione Instagram è sicuramente il social dove passiamo più tempo tra foto da caricare, hashtag che ci fanno sognare e ultimamente anche stories da scoprire. Io ho iniziato ad appassionarmi ad Instagram quando ho voluto raccontare l’estate degli instagramers creando l’hashtag #Summer4igers che in pochissimo tempo ha raggiunto milioni di persone con oggi una community 4_igers che carica quasi 200K di foto utilizzando anche #autumn4igers, #winter4igers, #spring4igers e #Food4igers. Le stories, devo essere sincero, sono una copia del mio grande amore SNAPCHAT. Non hanno portato comunicativamente niente di nuovo che Snapchat non avesse già anticipato, ma hanno sfruttato un format già collaudato apportando delle modifiche strutturali che, purtroppo, il fantasmino giallo aveva tralasciato. Le Instagram Stories sono fondamentali per fare branding, perché oggi viviamo in un mondo frenetico, fatto di persone che hanno sempre una grandissima voglia di essere in contatto tra loro in maniera dinamica e fresca e soprattutto in Real Time. Questo è un grandissimo vantaggio perché riesce a togliere quei filtri un po’ artefatti ai quali Instagram ci ha abituati. Le stories per appassionare devono essere autentiche, particolari e devono raccontare qualcosa di noi in maniera inedita. I followers entreranno in empatia con i vostri sentimenti e vostri stati d’animo perché vi sentiranno veri e molto vicini.
Le stories di Instagram sembrano assecondare un po’ quella che è una comunicazione real-time, estemporanea. Come può questa essere integrata all’interno della pianificazione di una strategia digitale di un brand?
Assolutamente. Le Instagram Stories vanno a colmare quel vuoto che per anni si è avuto nella pianificazione di una strategia digitale di un brand. Solitamente si è sempre cercato di stupire il consumatore con foto fantastiche nella gallery di Instagram o video emozionali da condividere sulla propria pagina Facebook. Le stories riescono ad umanizzare il brand e per questo motivo si presentano come un giusto mix tra REAL TIME e voglia di comunicare, con un linguaggio molto più fresco, in maniera non convenzionale. Come per la gallery di Instagram, anche nelle stories si dovrebbe avere un proprio stile personale che possa essere subito riconoscibile per un utente finale. Per questo motivo io consiglio sempre di caricare foto che siano stilisticamente curate, con una particolare attenzione alla calligrafia, alle luci e all’utilizzo di video dinamici come Boomerang o Hyperlapse. Ovviamente ciascun brand deve trovare una propria chiave di lettura per raccontarsi nella maniera giusta, ma si possono ottenere grandi risultati senza osare e sperimentare?
Nel digital marketing obiettivi e risultati devono essere monitorabili. Non è un consiglio ma è un dovere morale! Quali obiettivi può raggiungere un Brand attraverso le instagram stories?
Tutto quello che un Brand comunica deve avere chiari obiettivi e altrettante chiare metriche di valutazione per comprendere se è giusto o meno investire in questa particolare forma di comunicazione. Prima di partire con l’utilizzo delle Stories io farei un’analisi dettagliata del mio settore e del mio target di riferimento. La mia audience è in target con l’utilizzo di questo linguaggio in real time oppure prediligono altre forme di comunicazione? Una volta ottenute delle risposte chiare a queste domande posso iniziare a creare strategicamente degli obiettivi per il piano di comunicazione. Se devo lanciare un prodotto nuovo sul mercato posso assolutamente far leva sulla forma unboxing e dietro le quinte che appassiona qualsiasi tipo di consumatore. Potrei per l’occasione creare una campagna di influencer marketing e far parlare le stories di influencer selezionati per presentare il mio prodotto oppure potrei invitare i miei follower a contribuire alla creazione di una stories corale fatta di immagini e video arrivati direttamente da loro.
Ci sono molti casi di brand che utilizzano le stories di instagram per raccontarsi. Sapresti consigliare una case history?
Io nella vita non riesco mai a scegliere. Per questo motivo ho deciso di raccontarvi due esempi di Instagram Stories che al meglio sintetizzano le potenzialità di questo strumento: l’account ufficiale @Nasa e @NatGeo. Parliamo di due realtà che utilizzano le Stories per avvicinare i propri follower alla filosofia del “Brand”. In questo momento, per esempio, il @NatGeo sta spiegando nelle sue stories come National Geographic posiziona una telecamera su di uno squalo per una diretta Facebook. Questo è sicuramente un modo per accorciare le distanze con la propria audience, riuscire a spostare utenti da un social all’altro e sicuramente cercare di umanizzare realtà istituzionalmente riconosciute. Molto belli sono i take over dei fotografi che raccontano sull’account di National i loro viaggi e i dietro le quinte dei posti che visitano con piccoli video inediti per il canale Instagram.
In questi ultimi mesi si parla di l’influencer marketing e di etica. Instagram è probabilmente il social network dove il numero di follower sembra contare più di qualsiasi contenuto fotografico. Come può un’azienda non perdersi nel labirinto dei follower gonfiati?
Bella domanda. Per i brand oggi è diventato davvero difficile riuscire a trovare la persona giusta che possa essere l’ambassador della propria filosofia aziendale. Su instagram è presente davvero di tutto: gente che acquista followers, gente che utilizza app esterne per gonfiare i risultati, gente che pensa di essere influencer senza neanche avere una vera e propria nicchia d’influenza. Il mio consiglio per un’azienda che vuole scegliere persone giuste per il proprio progetto di comunicazione è immergersi nella bellezza del social e farsi ispirare dagli scatti, dalle parole e dalle emozioni che vengono trasmesse. Una volta trovate le persone giuste allora provate a chiedere insight del proprio account, cercate di coinvolgere persone che magari sono presenti su più social (e magari hanno anche un blog) cosi da avere una copertura maggiore e quindi un più ampio ritorno.
Chiudiamo con una domanda sul tuo futuro professionale. Anno 2030. Instagram non esiste, gli smartphone hanno lasciato posto ad un microchip applicato sulla fronte che realizza video della tua giornata visibili online in un social network che si chiama: “Third Eye”. Dove e come ti immagini?
Ah che bella domanda. Allora mi immagino nomade. In giro per il mondo con la mia grande curiosità in valigia. Mi vedo a Bali in infradito, ma anche in un rifugio sulle Alpi a bere cioccolata calda o nella hall di un grande albergo a raccontare storie in giacca e cravatta a New York! Forse nel 2040 avrò anche un B&B in riva al mare in Puglia.
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