Claudio Gagliardini, classe 1970, conosciuto personalmente a Cibiamoci Festival in veste di relatore, un diversamente millennials con videocamera in mano e il sorriso di chi gioisce ogni giorno del lavoro che svolge. Autore del libro “La nuda verità sul WebMarketing” oggi è uno dei maggiori professionisti del Web con una importante carriera alle spalle.
Ciao Claudio! Mi ero ripromesso di intervistarti per il mio blog poco dopo l’uscita del tuo libro ed eccomi qua, con un po’ di ritardo. Un titolo aggressivo, per far capire che anche il WebMarketing nasconde delle insidie soprattutto per chi non ha molte competenze in questo ambito. Come può secondo te un imprenditore o un artigiano sfruttare il WebMarketing e senza farsi inghiottire da squali digitali o meglio agenzie che promettono e non mantengono?
Il primo comandamento di Internet è conoscere Internet, prima di mettere a budget qualsiasi strategia o attività online. Due tra gli autori del Cluetrain Manifesto del 1999 (i mercati sono conversazioni, ricordate?), nel 2015 sono tornati a proporre i New Clues, convinti che le aziende non abbiano ancora capito. Soprattutto che “Internet siamo tutti noi, connessi” e che “il marketing rende ancora difficile la conversazione”.
Per capire tutto questo non basta leggere un manifesto o un libro, ma bisogna vivere la rete in prima persona, sperimentare, metterci la faccia, essere nodi vivi della rete, prima ancora che suoi utilizzatori.
“Non fa miracoli, non è per tutti, ma a molti ha cambiato la vita“ questo è il sottotitolo del tuo libro. Ci puoi raccontare un caso concreto in cui un imprenditore attraverso il webmarketing è riuscito a cambiare la propria vita?
Ci sono molti esempi, ma ciascuno ha le sue caratteristiche ed è difficile trovare due casi uguali tra loro o forse addirittura anche soltanto simili. In questa prima fase, inoltre, sono molte più le singole persone che le aziende, ad aver beneficiato maggiormente di questa grande opportunità. Conosco personalmente decine di persone che hanno mollato posti fissi e relativamente sicuri per cambiare nettamente la propria vita, personale e lavorativa.
Così come conosco alcuni imprenditori che hanno ridefinito la propria azienda in funzione delle potenzialità della rete.
Il tratto comune tra queste persone, forse il solo minimo comune denominatore, è la loro disponibilità a farsi parte della rete, allargando i propri orizzonti e aprendosi ad infinite collaborazioni e partnership. Un caso concreto? Voglio approfittare di questa intervista per plaudire al coraggio e alla determinazione di un imprenditore che in pochissimi anni ha ribaltato per ben due volte il suo business, vincendo la prima scommessa e ripartendo proprio in questi giorni con la seconda, ancora più estrema e geniale: Enrico Flaccovio.
Il rischio maggiore di chi si approccia al Web è quello di considerare gli utenti come consumatori e non come persone. Tu stesso hai approfondito il concetto in un capitolo del tuo libro. In quale modo un imprenditore o artigiano può evitare questo tipo di errore? Quali consigli vorresti dare?
Diventate parte attiva della rete. Essa è composta da tutti quelli che sino ad ora avete considerato esterni all’azienda: fornitori, consulenti, agenzie, clienti e molto altro. Oggi non può più essere questo. La rete ci ha messi tutti su un unico livello, un circolo virtuoso che può lanciarci in orbita o strangolarci, se non riusciamo a comprendere la portata di questo cambiamento.
Le persone non sono dunque consumatori, ma parte viva e attiva dell’azienda, al tempo stesso stella polare e compagna di viaggio e di “bisboccia”.
Se pensi che il web lo facciano le persone e non i bot leggi questo articolo.
Tu che sei uno dei pionieri del Web in Italia, probabilmente meglio di altri sai definirne l’evoluzione degli ultimi anni. Ogni giorno c’è un infoprodotto in vendita o un nuovo consulente che spiega il Digital Marketing. Come vedi lo stato di salute del WebMarketing?
Domanda insidiosa. Senza inimicarmi nessuno posso dire che stiamo assistendo, io credo, ad una netta frattura tra due ben distinte fazioni: da un lato chi, come me, insiste sulla necessità per le aziende di curare meglio le relazioni e di concentrarsi sul coinvolgimento e sull’interazione, lasciando che il marketing sia effetto, invece che causa. Dall’altra una schiera di “rampanti” che vedono nei numeri il senso di tutto e che giocano con forme di instant marketing che assomigliano piuttosto ad esperimenti di newsjacking. Per loro le aziende devono dominare la rete e i social media, diventando più che publisher, mettendosi in mostra con il coltello in mezzo ai denti e sfruttando col cappello nero in testa ogni spiraglio di luce, ogni opportunità e qualsiasi situazione.
Bene, ma non benissimo, direi.
Domanda piccante. Vedo Marketer prezzemolini scesi a compromessi per un minuto di visibilità e gruppi di marketer alleati contro altre “Gang” del WebMarketing. Tu sei sempre stato fuori da certi gruppetti di interesse, ma nonostante questo hai sempre avuto l’approvazione di tutti in modo trasversale. Qual è il tuo segreto?
Credo che il mio segreto sia… non avere segreti. Ho sempre agito in piena trasparenza e mi sono sempre ispirato ad un solo precetto: quando leggi qualcosa e vuoi dire la tua, leggi cosa c’è scritto e chiediti cosa ne pensi. Poi guarda chi l’ha scritto e non cambiare idea in funzione di questo, se non in termini positivi. Se qualcosa con cui sei d’accordo è firmata da un professionista che stimi, questo non può che essere un ulteriore merito per entrambi. Se però a scriverla è stato qualcuno che non reputi all’altezza, non commettere mai l’errore di dargli contro su qualcosa su cui concordi, perché questo ti si ritorcerà sicuramente contro, oltre ad essere profondamente ingiusto.
Anche il peggiore dei criminali può avere buone idee su qualcosa. Contraddirlo soltanto perché è un criminale non contribuisce a riportarlo sulla strada giusta e non fa il bene di nessuno. Ecco perché la politica è la cosa più sporca che ci sia: perché l’ideologia vince sempre sulle idee e la convenienza sulla correttezza e sulla coerenza.
Siamo nel 2037. Enrico Flaccovio decide di farti scrivere un libro. In realtà non esistono più i libri cartacei ma solo dei chip che si innestano nel cervello degli umani e che ti permettono di leggere 32 volte più velocemente di quanto sia possibile fare con un libro di carta. Dovrai scrivere un testo che possa rispecchiare il momento storico attuale. Quale potrebbe essere il titolo della pubblicazione?
Qui ci vorrebbe Nostradamus, ma provo a stare al gioco e mi butto: “La nuda verità sulle macchine: non sono per tutti, non salveranno il mondo ma presto ci aiuteranno a fare veri miracoli”. Nell’introduzione al testo spiegherei meglio il mio punto di vista, probabilmente un po’ diverso da quello attuale, a 20 anni di distanza. “Le macchine e l’intelligenza artificiale hanno portato a compimento quella rivoluzione digitale che 40 anni fa, al debutto della rete mobile, ci sembrava ancora futuribile e lontana. In meno di mezzo secolo le macchine hanno cambiato completamente il mondo e ci hanno sostituiti in molte mansioni e su molti fronti. Oggi non guidiamo più, non facciamo praticamente più nessun lavoro manuale, ripetitivo, pericoloso, usurante o in qualsiasi altro modo inadatto ad un essere umano. Non ci sporchiamo più le mani, fatichiamo e sudiamo molto meno, ma soprattutto non rischiamo praticamente più di mettere a rischio noi stessi, gli altri, il nostro lavoro e le nostre cose per colpa di un limite per noi invalicabile: l’errore. Le macchine infatti non sbagliano, a meno che non ci sia un guasto, che comunque sanno diagnosticare e riparare in autonomia. Spesso addirittura prima che esso manifesti i suoi sintomi e provochi dei problemi. Esse non si affaticano, non si distraggono, non si lasciano influenzare dai sentimenti, dalle paure, da fattori esterni o da qualsiasi altro fattore cui l’uomo è per natura soggetto. Vedono tutto, sentono tutto e sono capaci di fare rapidissime analisi, mettendo in campo capacità predittive in continua evoluzione.
Ci hanno tolto molte castagne dal fuoco le macchine, in questi anni. Nessuna di quelle castagne si è bruciata, nessuna è risultata marcia o cattiva, nessuna era troppo grande o troppo piccola e il loro sapore era sempre invariabilmente ottimo e la loro cottura perfetta. Le abbiamo adorate, quelle castagne, ma esse non sono il frutto di un miracolo, ma di una serie di capacità e di attitudini che l’uomo non ha e che non può maturare. Le abbiamo adorate e le adoriamo, quelle castagne, ma oggi è arrivato il momento di chiedere di più, perché l’uomo non è progettato per la perfezione ed essa non lo rende più felice, soprattutto se a raggiungerla non è stato lui direttamente, ma una delle macchine da lui progettate. Quelle macchine ci stanno superando e presto saremo ad un bivio cruciale: restare uomini o farci noi stessi macchine? Accontentarci della nostra carne mortale o ambire ad una nuova natura, che ci porterà oltre l’umanità, in una nuova era e in una dimensione ad oggi per noi ancora inimmaginabile?
Saranno quelle stesse macchine che non fanno miracoli, io credo, ad aiutarci a fare la scelta giusta e a comprendere che la sola strada per il genere umano è quella di rimanere ciò che è, imparando a progettare macchine che sappiano sbagliare e che ci concedano il brivido di un’esistenza a colori, in cui le castagne non sono tutte perfette ma non esiste niente che gli uomini e le macchine non possano provare a fare, mettendo ciascuno il meglio di sé per il bene di tutti e per una civiltà davvero progredita e civile”.
Che ne dici, potrebbe funzionare? Quasi quasi a Flaccovio glielo propongo subito, un libro così 😉
Per tutti coloro che vogliono saperne di più sulla pubblicazione di Claudio Gagliardini, potete sfogliare le prime pagine del libro e acquistarlo direttamente dalla casa editrice EpcEditore.