Premetto, oggi sono qui, perché la carta, la stampa della carta, mi ha permesso di arrivare a questo punto. Un punto in cui posso scegliere, per il bene dei miei clienti, cosa è meglio fare, se pubblicizzarsi con il cartaceo in modalità offline o se farlo solamente con attività di webmarketing quindi in modalità online o integrando le due attività. Sono libero di scegliere cosa è meglio per i mie clienti ed è una di quelle cose che mi piace di più del mio lavoro. Posso consigliare apertamente un servizio senza che questo infici sulla redditività della mia attività e posso ogni qualvolta non si debba rivalutare un’azione pubblicitaria, ottimizzare la stessa per massimizzare gli obiettivi.
Credo molto nell’integrazione tra pubblicità cartacea e online, ma ogni azienda, a seconda dei propri obiettivi deve necessariamente avere una strategia diversa. Non esiste una regola precisa, ma certamente, oggi fare pubblicità cartacea tradizionale, o fare comunicazione online senza cognizione di causa non porta benefici. La pubblicità si è evoluta e si sta evolvendo con il mondo e con la tecnologia e se le aziende, siano piccole o grandi non se ne rendono conto rischiano realmente di perdere il vantaggio competitivo nel mercato che hanno ottenuto nel tempo.
Cosa vuol dire pubblicità.
Parlando di pubblicità ho controllato la definizione su wikipedia e cercherò di dare un mio contributo alla definizione:
“Con il termine pubblicità si intende quella forma di comunicazione di massa usata dalle imprese per creare consenso intorno alla propria immagine…”
Questo inizio di definizione è polverosa quanto una sedia del 1915 lasciata dalla Bis-Nonna in eredità.
Oggi più che mai, nonostante non rispecchi quanto necessario per un’attività, è questa l’attività che molte agenzie di comunicazione fanno, un’attività di comunicazione di massa per creare consenso. (Quando lo leggo ho la pelle d’oca).
Questa definizione dovrebbe avere più o meno questa declinazione secondo me:
“La pubblicità oggi, è quella forma di comunicazione orientata al cliente, necessaria alle imprese per fare informazione…”
Al centro del mondo non c’è la tua azienda, ma il cliente che ha esigenze specifiche e maggiore è la specificazione dei tuoi servizi verso la risoluzione delle necessità del tuo target, tanto più la tua comunicazione funzionerà. Non serve parlare della tua azienda, (dimostrerai con i fatti che sei professionale, flessibile, dinamico, giovane etc…) e non frega a nessuno se è 30 anni che sei nel mercato (sappi che chi è 5 anni che fa il tuo stesso lavoro potrebbe farlo molto meglio.)
“…per conseguire i propri obiettivi di marketing.”
Ok concetto molto ampio, lo cambiere in:
“al fine di generare potenziali clienti interessati ai propri prodotti e servizi e poterne così misurare le performance.”
La pubblicità oggi si misura! Si misura il ritorno all’investimento. Gli acquisti di impulso sono sempre inferiori. Inoltre in alcuni casi il prodotto o servizio non sono specificatamente in risposta ad una esigenza, quindi si deve generare una domanda e quindi dei potenziali clienti interessati.
“La caratteristica principale della comunicazione pubblicitaria è di diffondere messaggi preconfezionati a pagamento attraverso i mass-media.”
In questa definizione c’è tutto il marcio che si trova nella comunicazione e nelle agenzie che vendono prodotti preconfezionati cercando di ottimizzare il processo produttivo. Niente di tutto questo è la pubblicità online e offline oggi.
“La caratteristica principale della comunicazione pubblicitaria è di diffondere un messaggio personalizzato, integrato tra pubblicità online e offline.”
Messaggio personalizzato, se serve, anche veicolando una comunicazione univoca, uno ad uno per ogni cliente. (Pensa nel caso di mercato B2B dove ci sono realmente possibilità di fare un’azione mirata di comunicazione.)
“L’obiettivo è che il consenso si trasformi in atteggiamenti o comportamenti positivi da parte del pubblico consumatore che non consistono solo o semplicemente nell’acquisto del prodotto o servizio.”
La parola consumatore è obsoleta. Oggi si parla di Prosumer (ne parlo anche nel mio articolo: Conoscere i professional consumer), di persone attive che, in un processo d’acquisto, si informano, confrontano e scelgono quello che ritengono opportuno.
“L’esigenza è di massimizzare l’obiettivo che si è prefissato, che non consiste solo o semplicemente nell’acquisto del prodotto o servizio, ma ad esempio nella valorizzazione della propria reputazione, o nel riposizionamento sul mercato.”
La pubblicità deve essere vista come un investimento e non un costo, perché così è, se sviluppata secondo obiettivi concreti e misurabili.
“La pubblicità informa, persuade, seduce il pubblico ed è ritenuta corretta se fidelizza l’utente finale in base a principi civili e umanizzanti.”
La pubblicità non deve persuadere, invece deve informare, e lo deve fare in modo sincero, perché poi le promesse che si fanno in pubblicità devono essere mantenute. Fidelizzare un cliente con la pubblicità si può? Secondo me oggi non più.
[bctt tweet=”Con la #pubblicità ti puoi far #amare, puoi #emozionare, ma come un #amore può non essere per sempre…”]
La pubblicità deve informare, comunicare, ed emozionare il proprio pubblico.”
Questo deve fare la pubblicità, la tua comunicazione. Niente di più.